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(if I can't dance, it's not my revolution)- racconti d'amore da terre resistenti
Los hombres de mais
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In ritardo desde  Chiapas piccoli pensieri di Melquiades dalla Base de Apojo de EZLN di        ________  pescati a strascico nella memoria siguendo el  ping pong entre  LatinoAmerica y  Medio Oriente.

 

Los Hombres de Mais

Dal Chiapas dove momentaneamente vivo e condivido , sono sempre piu fermamente convinto della necessita’ di decidere che uomini vogliamo essere.
Condivido alcuni pensieri velocemente per il poco tempo a disposizione sul computer e per l’elettricità che salta continuamente.

Che uomini vogliamo essere

non “a chiacchera” e  al bar pero’. . .non bevendo l’aperitivo dell’ignavia accompagnandolo con noccioline e olive.

o di qua o di la.

il tempo prima o poi ti inchioda alla parete delle responsabilita’ e si puo scegliere solo se essere “hombres de madera o hombres de mais”, come dice Marcos.

Sono felice per un breve periodo della mia vita di avere cosi tanti uomini di mais attorno.

non solo zapatisti.

tedeschi , greci , cileni , messicani,svizzeri, francesi, serbi.
Oltre che avere in testa quei, (pochi) ,pochissimi,  che ho lasciato in italia e in Palestina fra i sassi polverosi di Twani

Fra il mais , la tortura, i traumi degli umani che mi ospitano capisco che il capitalismo si combatte con la prassi quotidiana che per essere tale deve essere rivoluzionaria.

pochi cazzi.

sono felice di condividere questo percorso con molti compagni di tutto il mondo che ogni giorno FANNO rivolta.

Non c’e’ bisogno di affannarsi a cercarli, non sono tanti.
Le facce si rincorrono e si riacciuffano anche qui nel sud-est messicano al confine col Guatemala.

Libri, pratiche, manifestazioni, incarcerazioni.
C’è sempre un terreno comune dove, purtroppo,mi viene da pensare, ci si incontra con compagni tedeschi,greci,argentini,svedesi,bosniaci e chi ne ha più ne metta, dove si parla, si scambia si ricorda..non ci si indigna come idioti per le brutture del capitalismo rinchiudendo le nostre frustrazioni in una tenda attrezzata con twitter e telecamere per comunicare alla CNN il nostro disagio di “occupanti”.

Si indigna chi pensa che sia migliorabile questo sistema con qualche riforma o primaria e non coglie il succo di una vera critica, rifugiandosi nell’apatia dell’informazione facile sul web o delle frasi commemorative sui social network per ricordare qualche morto, che in confronto alle milioni di persone che ogni giorno lottano e vengono criminalizzate e incarcerate in ogni angolo del mondo e’ come dire  una vita stroncata nella coscienza di Nixon.

Un sindacalista ucciso nella storia della Coca-Cola.
Un anarchico castigato e zittito in Spagna.
Un elettore umiliato e frustrato nella storia della democrazia rappresentativa.
Uno sputo in un lago.

Per incontrarsi su questo terreno e per fare rivolta e per camminare verso un mondo dove l’uomo sia considerato come un fine e non come un mezzo, ( che tra l’altro e’ il succo del pensiero marxista e non la brodaglia determinista ed economicista che gracchiano in salotto gli a-intellettuali progressisti rivendendo Marx come un completo idiota politico), bisogna spezzare il meccanismo culturale, prima che economico, che riduce l’uomo ad un mulo da soma che lavora, legge il giornale e si fa una scopata ogni tanto ed e’ pure a posto perchè  vota la sinistra elettorale.

Un altra cosa che mi colpisce dei compagni indigeni e’ che quando parlano di iskierda, sinistra, dicono sempre “la iskierda electoral”.

Quando parlano di governo statale dicono sempre “il mal gobierno”.

Quando parlano di uomini dicono “los hombres de oro y los hombres de mais”.

Insomma definiscono tutti questi concetti con un aggettivo come fanno col mais, per cui hanno centinaia di parole che lo descrivono

Non c’e’ pazzia lessicale o folklorismo da national geographic in tutto questo.

E’ che non possiamo lamentarci della sinistra quando già a parole gli diamo il monopolio del lessico con cui essa stessa ama definire e definirsi .

…la sinistra…

Il governo, lo stesso, e gli uomini pure.

Come se non ci fossero altre sinistre e altri governi e altri uomini , come se fosse un fatto ineluttabile che queste categorie esistono e ci si puo collocare solo dentro di esse o  al di fuori di esse.

Col prevedibile risultato di dividere il mondo in buoni e cattivi.

E invece no, gli zapatisti, gli indigeni e chi assume davvero una postura antagonista seria e matura rispetto al Moloch capitale, lavorano pensano e parlano , pensando e definendo altre sinistre, altre economie, altri sistemi “politici”, fuori dal circuito e dal carrozzone che crea su mismo gli uomini di oro e gli uomini di legno, tristi e squallidi specchi di migliorie a un mostro, il capitalismo che puo solo essere distrutto.

E sostituito con l’uomo.

baci a chi legge. baci ai compagni.

MELQUIADES

 

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