RadioDog
(if I can't dance, it's not my revolution)- racconti d'amore da terre resistenti
QUATTRO REGOLE
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è a scacchi e di mille colori la bandiera davanti alla sede della CSUTCB, la più antica, la più grande, la più bistrattata organizzazione politica dello stato Plurinazionale di Bolivia ( adesso si chiama così).
La CSUTCB è l’organizzazione sindacale di tutti i campesinos di Bolivia e la dittattura di  Banzer non è risucita, pur uccidendo i suoi dirigenti e facendo sparire i sindacalisti dell’altipiano a levare dal cervello ai campesinos l’idea che i padroni, spagnoli prima, inglesi e statunistensi poi, si potessero combattere e sconfiggere tutti insieme organizzandosi.
Entro nel povero edificio di pietra della polverosa Avenida Savedra ( Avenida?) e subito mi viene incontro una cholita , bombetta nera e trecce lunghe e nere; la bocca piena di coca profumata.
Non mi da nemmeno il tempo di presentarmi.
” Si eres periodista vayate por favor , aqui luchamos y trabajamos  y no tenemos tiempo para los periodicos”.
Metto in tasca il quaderno e gli occhiali.
” No non sono giornalista signora, sono italiano , sono uno studente, voglio solo conoscere meglio la vostra storia e il proceso”.( qua il governo di Evo Morlaes è definito ” proceso” da tutti, un cammino costante).
Si rilassa e mi fa passare.

“Entonces eres un companero?”
” Si compagna, sono un compagno”
Le mie parole suonano pesanti e buffe nel piccolo atrio di legno dell’edificio ma ottengono un buon effetto e cominciamo a chiaccherare.
Mi chiede di GAZA, ” Has visto cuanto estan matando los judeos?”

Trasecolo.

” Seguite la situazione di Gaza ??”

Mi risponde indignata ” Certo che la seguiamo! Stanno massacrando un popolo, so bene cosa vuol dire!”
Un signore al fondo della sala, la bocca stracolma di coca fa cenni vigorosi di assenso.
”

Ho due compagni in Palestina, stanno lottando al fianco del popolo Palestinese, sono un po’ preoccupato per loro a dirla tutta”
Ride Yuanari : “ has visto estos europeos Don Pablito?”
Lo prendo come un complimento.
Putroppo lo status di companero non basta per accordarmi la salita agli uffici dei dirigenti campesisnos e mi avvio verso la porta.
ed ecco che lì mi scatta l’italianità relegata solamente al momento della preparazione del soffritto per la pasta e decido di scavalcare il balconcino esterno dal quale si accede all’altra scala.
La mia espressione mentre oltrepasso il balcone è fra l’alberto sordi de ” il medico della mutua e la balla raccontata al controllore sull’autobus dell’abbonamento lasciato a casa. ( ma che li faranno poi questi abbonamenti?).

Vengo premiato e raggiunto il piano di sopra mi viene incontro Yosocachi che mi offre un’ intervista di 1 ora e mezza facendomi il più bel regalo di compleanno che potessi aspettarmi.
” Quando un europeo viene qui no para hacer business, per me è il benvenuto! Dovete sapere del proceso”
Mi racconta delle lotte, dei giorni di prigione al freddo per quando occupavano le terre della Monsanto coltivate a OGM per redisribuirle  ( ” è italiana no?” . annuisco sguardo basso), della guerra dell’acqua quando la CSUTCB organizzò l’esproprio di tutti gli acquedotti del nord del paese organizzando a La Paz un servizio di redistribuzione casa per casa dell’oro blu, barbaramente privatizzato dai governi neoliberisti fino alla vittoria del popolo e all’espulsione delle compagnie italiane e statunitensi che gestivano la sete della gente nel 2003.
Mi racconta delle marce per il paese per essere riconosciuta finalmente come una persona e non come un bestia, come un animale.
Si commuove parlandomi.
Dice proprio così “ Un animal”.
“  Io donna Aymara mi sentivo umiliata, io come le mie compagne indigene, ( che in Bolivia sono il 65% della popolazione,) perchè mi dicevano che ero una ignorante perchè non parlavo bene il castellano, ma ora penso che gli ignoranti siano loro, i boliviani che ancora si vergognano di noi e vi scimmiottano bevendo coca cola e portando i tacchi; hanno un evidente complesso di inferiorità credo, complesso doppio, verso di noi e verso di voi”.
Ridiamo insieme.
Spengo il registratore.
” Ti voglio dire una cosa. Che anno è ora?”
” 2012″ rispondo.

“Esatto 2012. Bene il prossimo anno le culture Quechua, Aymara e Guaranì compiranno 5020 anni, lo sapevi?”
Non posso cominciare a spiegargli che conosco  a perfezione il congresso di  Vienna e il ruolo di  Crispi nella storia fiscale dello stato italiano e mi limito a fare un cenno negativo.
Entra un signore, le porte sono aperte: “ Estoy hablando con un companero de Italia por favor, le ruego pase mas tarde”

Sono incredulo.
Le chiedo se è speranzosa verso il futuro e se davvero riusciranno a governare col popolo e per il popolo andando oltre la ” democrazia ” trapiantata in tutto il mondo.
Ride Y.
” Ti ho chiesto che anno era perchè i nostri antenati ci hanno lasciato delle regole che anche se non le abbiamo messe in dei libri come avete fatto voi sono valide e forti ancora oggi ed è con queste regole che siamo riuscite a sopravvivere a 500 anni di conquista, dove, oltre ad ucciderci sterminarci, violentarci renderci schiavi, ci hanno obbligato a pregare un Dio che non era il nostro e a parlare un altra lingua. Con queste regole sopravviveremo alla globalizzazione che se come todo y destruyes las culturas,”
Yosocachi me le recita in Quechua prima di tradurmele in spagnolo.

” Non rubare, Non vivere da solo, Prenditi cura di Pachamama, Difendi la tua dignità”

MI guarda coi suoi denti grandi e bianchi.
“Sono buone regole compagno, no?”
“ Si compagna, sono buone regole”
Fa una lunga pausa.
” è con queste regole che abbiamo resistito a 500 anni di schiavitù e sterminio ed è con queste regole che continueremo a resistere e  a prenderci cura di pachamama che per me sei anche tu, companero Giobanni , in quanto essere umano . Continueremo a credere a un mondo dove non ci siano più stati che vogliono tutto per sè ma uomini che si accontentano dei doni che hanno intorno. Sono sicura. Siamo tutti sicuri di questo. Forse io non lo vedrò mai questo mondo, ma tu si”
.

è rosso il cielo di La Paz quando tornato nella mia camera, mastico le ultime foglie che mi restano e guardo le ande innevate che si slanciano al cielo sfidandolo ed avvicinandolo agli uomini.
Melquiades

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