RadioDog
(if I can't dance, it's not my revolution)- racconti d'amore da terre resistenti
GLUE
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Passare la penna.Passare l’accendino e le sigarette. Passare la birra. Passare il parmigiano  ( e non finirlo).

Passare lo scolapasta .

“Passami il libro, quello sulla mensola in alto a destra”.

Passare i documenti al poliziotto.

Passare il coltello.

Passare la vita in galera.

“Passo la parola al compagno venuto da fuori”.

“Passallapassalapassalaa… Cazzo! passa la palla , guarda sulla destra quando sali!”

Passare.

Il verbo passare è incredibile, si può utilizzare in un sacco di modi. Ci si può aggiungere quello che si vuole ed ecco che subito luccica di una luce diversa, si trasforma tante volte quante sono le milioni di volte che chiediamo a qualche essere umano accanto a noi di fare qualcosa per noi.

Passare.

Passare a miglior vita. Passare e chiudere. Passare una canna. Passare al livello successivo. Passare all’azione.Passare a al gruppo misto parlamentare.

 

Quando una bambina di dodici anni, perché è gentile, ti passa della colla da sniffare da un barattolo non penso certo a come declino il verbo “passare” però è un fatt0 che il suo passare in fondo è uguale al mio: è inserito in una catena invisibile e  cosmica di passaggi che ogni giorno facciamo e vediamo e dei quali ci interessa nulla o poco, quasi come  del passaggio precedente visto o compiuto: passato.

Ma passiamo ai fatti.

Vado al puente con Alejandro, una grande macchina tossisce nel sabato soffocante del dicembre boliviano. è il suo giorno libero e anche il mio.

Va alla favela di Cocha, la mamma, la duena di casa mia, gli ha insegnato che il tempo va usato per gli altri quando se ne ha. Lo accompagno Alejandro, bello come un guerriero Inca sulla Nissan blu.

Non diciamo una parola in macchina lui si ferma nella zona sur, scende scuote tre ragazze sdraiate per terra nella polvere. ” Ya, vamos a tomar refrescos hermanas? Qiueres? “

” Vaffanculo lasciaci dormire”.

Mi sorride Alejandro. “Sono stanche sai,non è che sono cattive poi con questo caldo. . .”.

Non una parola sull’abbandono da piccole delle bambine nella polvere di prima. Le madri in Spagna a pulire il culo a qualche vecchia discedente di Cortes e Pizarro , i padri a godersi la guardia civil e le leggi migratorie a Ceuta. Non una parola.

Karen dopo cinque minuti si alza da sotto il lampione, e si trascina dietro Gabriela.

” Con quello non sali in macchina Karen”.

” è quasi finito! Ho lavorato all’Hotel tutta la notte pendejo! Ehi tu argentino ne vuoi un po’ ? è della fabbrica nuova!”

” No grazie sono a posto. E sono italiano”

” Gli italiani sono tutti argentini, o il contrario , boh non mi ricordo , beh fanculo, Manuel tieni il barattolo! Se lo finisci ti ammazzo quando torno, pendejo! Capito?”

Saliamo in macchina. ” Avete del trucco?”

” Per chi merda gli hai presi Karen , sono due uomini perché dovrebbero avere del trucco,cazzo di  idiota!”

” Mi vergogno ad andare al bar con questo” . Mostra lo zigomo. Nero. La tempia è squarciata ma si sta già formando la cicatrice.

Alejandro buca lo specchietto retrovisore con i suoi occhi neri.

” Chi te l’ha fatto ?”

” La mia matrigna. Gli ho detto che non ci torno a respirare quella merda e mi ha sbattuto fuori di casa”.

Rido  di un riso amaro pensando alla casa della matrigna di Karen.

” Beh hai fatto bene secondo me hermana. A dodici anni non doveva nemmeno prenderti in fabbrica quel cabron” gli sussurra Alejandro.

” Però che cazzo ti metti a fare con la glue?( Alejandro dice proprio glue , colla, pronunciando la “e” finale). Quella merda ti brucia il naso lo sai?”

Passiamo tutto il pomeriggio con Karen e Gabri, beviamo gazzosa fumiamo camel gialle e ascoltiamo Ramazzotti .

Puzzo quando torno a casa.

Ho il puzzo nelle narici di sudore e di piscio e di sonno  arretrato nelle tute di acetone di Karen e di Gabri.

Perché la povertà non é bella e gioiosa come una cooperante di Oxfam che vende sciarpe e raccoglie fondi per il riscaldamento globale.

La povertà fa schifo e puzza di merda e chi non si tappa il naso è la stessa persona che ti stà fottendo mentre ti sorride.

Penso a tutte le volte che mi hanno passato qualcosa nella mia vita quando sono a casa, mi sforzo di ricordarle tutte.

Penso alla norvegese della Ngo incontrata al puente questo pomeriggio,Ana; al suo inglese sbattuto in faccia alla gente in strada,allo spagnolo che in un anno non è riuscita a imparare perché ” tanto il mio lavoro é raccogliere fondi e per quello serve il computer”,penso a quando mi dice ” Questo paese ha davvero tanto lavoro da fare per svilupparsi”. penso a quando gli dico ” Beh qualcosa sta cambiando, il nuovo governo ..”

” Chi è più il presidente? Un Indios no?”

……

Penso a  tutti passaggi nella mia vita, mi devo distrarre,è stata una bella giornata, forza non ti incazzare!

mi concentro su tutti i passaggi.

Smetto.

La cooperante.

Penso alla sua meraviglia nel vedere che anche se non piglia 1400euro netti al mese come lei ,Ale va a bersi una gazzosa con una tossica di dodici anni ogni volta che è sabato.  Ripenso a quando mi chiede ” Vedo che tu non hai problemi a toccarli questi bambini! Come siete espansivi voi argentini!” ( Sono italiano Madre Teresa di UBS, ma non te lo dico).

Poi cerco l’accapatoio,metto su Lolli e penso che a volte sarebbe meglio che non passasse niente a certa gente, che il mondo si fermasse e tutti smettessero di “passare”.  Che strano mondo sarebbe!  Ci ripenso .

Forse è meglio così. Valuto le controindicazioni di un mondo immobile.

Controordine: che ricominicino i passaggi.

Mi spoglio e passo a Gaber.

” Io se fossi Dio,Non avrei fatto gli errori di mio figlio


E specialmente sull’amore


Mi sarei spiegato un po’ meglio.


Infatti voi uomini mortali per le cose banali


Per le cazzate tipo compassione e finti aiuti


Ci avete proprio una bontà 
Da vecchi un po’ rincoglioniti.


Ma come siete buoni voi che il mondo lo abbracciate


E tutti che ostentate la vostra carità.


Per le foreste, per i delfini e i cani


Per le piantine e per i canarini


Un uomo oggi ha tanto amore di riserva


Che neanche se lo sogna


Che vien da dire


Ma poi coi suoi simili come fa ad essere così carogna.”

 

Melquiades

 

 

 

 

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