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(if I can't dance, it's not my revolution)- racconti d'amore da terre resistenti
ZEMAN
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Zdnek Zeman non è il solito allenatore.

Quello di Zdnek Zeman non è il solito calcio.

Il 4-3-3 di Zeman non è il solito 4-3-3.

Il 4-3-3 di Zeman non è il modulo offensivo che garantisce con le tre punte l’effervescenza in attacco ma mantiene un solido muro di 4 difensori a proteggere la manovra.
Lo schema si svolge necessariamente in verticale a palla bassa, per il ruolo che il centrale di centrocampo si ritrova a coprire allo stesso tempo, quello di di regista e di trequartista.

Il 4-3-3 di Zeman posiziona la linea dei difensori altissima, sbilanciata, quasi a ridosso del centrocampo.

Protesa.

I terzini, i difensori che occupano la fascia destra e quella sinistra, sono chiamati a continue “sovrapposizioni”, termine calcistico che indica lo scatto in velocità di un giocatore che sorpassando il compagno permette a quest’ultimo di liberarsi della palla proprio a favore del terzino che è corso in avanti e di far salire la squadra.
Tutto partendo dalla difesa.

Il 4-3-3 di Zeman non è un modulo che tutti possono giocare.
Non è questione di livello tecnico e tattico degli interpreti, il fattore che incide maggiormente è la corsa , il sacrificio e la disponibilità psicologica della squadra ad accettare partite che quasi mai si concludono senza che la squadra subisca goal.

è magico il calcio del Boemo. Partite giocate alla morte, 5-4, 4-3, 6-2 ; è metafora di una strategia che non firma mai per il minimo, che sceglie di giocarsela comunque e cercando sempre di battere l’avversario senza appiattirsi sul pareggio. Tutti all’attacco.

A Zeman il 4-3-3 è entrato così tanto nel cervello , nelle abitudini che ha deciso di provarlo anche nel sistema-calcio, quello che non riguarda gli schemi , le doccie e le maglie sudate. Il calcio vero, quello fatto dai miliardi riciclati dai presidenti dei clubs , delle pay tv e della pubblicità. Il calcio fatto di sostanze chimiche che ingigantiscono i muscoli del petto e delle gambe, che migliorano le prestazioni. Che fanno crepare di infarto qualcuno su un prato ogni tanto.

Zdnek ci è entrato col piglio del terzino che allena in settimana nella battaglia contro il sistema: passaggio sovrapposizione e a testa bassa in avanti. Ha rimediato una vita di successi nelle picole serie, di frustrazioni per processi che sono arrivati dopo anni di ostracizzazione , ha perso.

Chissà se Zeman sta seguendo i movimenti elettorali che precedono queste elezioni di febbraio 2013. Le liste, i candidati, le speranze, le passioni( poche), gli accordi , le trattative , le aste, le anime belle.
Sarebbe a suo agio Zeman nel vortice delle liste e delle candidature , nella campagna elettorale; sarebbe una sfida e a lui piacciono, questo è sicuro.

Ma che direbbe del panorama politico-elettorale? Quale sarebbe il suo “11” ideale?
Sceglierebbe solo elementi su cui poter far affidamento, gente pulita, ragazzi che corrono.

Forse un sindacalista della FIOM,( la parte morbida), entrato in SEL anche se il partito con cui corre ha fatto della distruzione di quel mondo che lui rappresenta, in nome della testimonianza e dell’entrata in parlamento, il dogma degli ultimi 4 anni, alleandosi con gli amici di Marco Biagi e dell’articolo 18 violentato: terzino sinistro.

Un membro di Libera candidato per il PD, anni a battersi per la giustizia, contro le mafie che uccidono l’Italia, per una scuola che insegni ad essere uomini e cittadini, corre col partito di Confindustria , Confcommercio e Marchionne, col partito di Ligresti e De Benedetti. Col partito delle cariche degli arresti,della flessibilità.
Col partito della Tav, di Fassino, Chiamparino ed Esposito: ala destra.

Un magistrato. Un “partigiano della costituzione”, una persona irreprensibile, incorruttibile, servitore sincero e fedele dello stato e della costituzione.
A due mesi dalle elezioni fonda una lista che porta il suo nome sollecitato da movimenti, comitati refendari, no tav, cittadini. Diventa il referente della sinistra che non lecca il culo al PD. Sceglie di bypassarli , i cittadini e i movimenti, per inserire nelle sue liste i segretari della vecchia moribonda sinistra radicale che insieme fa il 2%: vende il progetto per Diliberto, Bonelli, Ferrero e i quadri di Rifondazione Comunista . Chiede ai grillini dissidenti di entrare nel suo partito: centroavanti.

Sarebbe una bella squadra quella che Zeman sceglierebbe per le elezioni, con elementi validi e votati al lavoro duro, con un modulo che garantirebbe valanghe di goal.

Nessun portiere potrebbe però evitare i contropiedi micidiali che infilirebbero la squadra sbilanciata in avanti.

Ma non sarebbe questo che decreterebbe il fallimento di Zeman come “allenatore politico” per queste elezioni.

Perdere si può anche perdere, non è un problema.

Ma se per 30 anni caro Zdnek anni continui a vivere guadagnare e a galleggiare in quel sistema ingiusto e malvagio poi la credibilità la perdi per forza e il modulo, la spregiudicatezza, la voglia, finiscono per passare in secondo piano.

Resti tu a bordo campo con la tua sigaretta in bocca.

In piedi.

Davanti alla panchina.

In campo una squadra con elementi forse migliori di tutti quelli che li hanno preceduti. Forse. Con un modulo che forse ti garantirà la vittoria questa domenica.

Ma dimentichi una cosa, Zdnek.

Dimentichi una cosa, candidato, elettore, anima bella.

Lo stadio è ancora lì.
Si gioca li dentro.

E per giocare devi presentare il cartellino.
E quello lo compra il club.

– Dievel –

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