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(if I can't dance, it's not my revolution)- racconti d'amore da terre resistenti
STORIA DI UNA MATITA: Ovvero sul perchè Il 24 febbraio la cartoleria chiude.
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La  bottega del cartolaio

è un posto assai buffo

non perché Gigi ha il naso a stantuffo

bensì il clienti, esilaranti tutti, non solo un paio

Il primo al bancone con quel buffo gilet

vuol bene a Gigi il padrone ma anche a Pietro il garzone

non urla mai , non crede più a nulla, non ha religione,

 odia guerra e denaro ma ruba e bombarda per tre.

Il secondo  ha la cravatta e il cerone in faccia

promette a Gigi gli comprerà tutti i colori

dicon di lui gli altri clienti che è pazzo, maniaco e di fuori,

ma son solo invidiosi perché a merenda lui mangia sempre focaccia.

Poi c’è quello in nero,lo sguardo austero

Gigi lo chiama Dottore, egregio mio professorone,

lui ripensa a quando gli urlavan “figlio del padrone”

“Son finite le matite” , borbotta. Sotto il cappotto ne ha un pacco intero

Quello sudato che gli sta di fianco

continua a urlare a Gigi che tutti ruban le matite e

gli altri rispondono che è pazzo , fascista e mangia kriptonite

quando esce di bottega il signore col gilet dice “vado a casa sono stanco”

Io son li nell’angolino, gioco con rita,

e ci calpestano i disegni e gli acquarelli

e dopo un’ora di coda la mamma mi chiama che c’è la cena pronta sui fornelli

non ci ritorno più da Gigi, stringo forte le dita, la mia matita l’ho costruita.

Melquiades

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