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(if I can't dance, it's not my revolution)- racconti d'amore da terre resistenti
Jagannathan
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Jagannathan

All’età di 98 anni Jagannathan, leader nonviolento del Tamil Nadu (India), ha lasciato il suo corpo materiale. Da quando aveva poco più di 20 anni ha dedicato la sua vita alla Nonviolenza. Insieme a Krishnammal, sua moglie, egli è sempre stato dalla parte dei discriminati, dei poveri e degli oppressi. Per Amore ha più volte messo a rischio la sua integrità fisica e la sua salute.

Credo sinceramente che, come già aveva fatto Gandhi, egli ci lasci in testamento la sua intera vita. Una vita per la Verità e la Nonviolenza.

Per farvi conoscere meglio questa persona propongo qui di seguito alcuni paragrafi tratti dalla Tesi di Laurea di J.B.:

“T. Krishnammal Jagannathan e S. Jagannathan, entrambi fortemente influenzati dalle idee di Gandhi sin dalla gioventù, furono membri del movimento Bhoodan (letteralmente “dono della terra”) organizzato da Vinoba Bhave […]

Il movimento Bhoodan iniziò nel 1951 quando Vinoba decise di recarsi nel villaggio di Pochampally […], nella zona in cui era scoppiata, alcuni anni prima, la rivolta di Telengana (1946-9) nell’attuale Andhra Pradesh. Tale rivolta fu una rivolta contadina […] contro i grandi proprietari terrieri. Vinoba, colpito dalla violenza della rivolta di Telengana e dei fatti che vi susseguirono, decise di recarsi nella zona per cercare di risolvere i problemi lì presenti con metodi nonviolenti. Dato che il maggior problema era la disponibilità di terreni coltivabili per gli strati più poveri della società, Vinoba, nel villaggio di Pochampalli, decise di chiedere ai proprietari terrieri terra in dono per i Dalit [i c.d. fuoricasta, intoccabili]. Il proprirario terriero Ramchandra Reddi decise di donare cento acri di terrenio a Vinoba. Quello fu l’inizio del movimento Bhoodan. Da quel momento in poi, per diversi anni, Vinoba si spostò a piedi di villaggio in villaggio chiedendo terra in dono per chi non ne possedeva (i c.d. Senza-terra). Fin dal 1951 Jagannathan e, dopo alcuni mesi, Krishnammal si unirono al movimento di Vinoba. Dopo pochi mesi di permanenza nel movimento Boodhan, Vinoba chiese a Jagannathan di andare in Tamil Nadu per organizzare anche lì un movimento per il dono della terra ai poveri che non ne possedevano. Jagannathan dunque partì e, nel 1952, iniziò ad organizzare il movimento chiestogli da Vinoba. Krishnammal raggiunse suo marito un anno più tardi e insieme lavorarono per il movimento in diverse zone del Tamil Nadu. Dopo tre anni dalla nascita del movimento per il dono della terra in Tamil Nadu i due coniugi erano riusciti ad ottenere, con metodi nonviolenti, centomila acri di terra. Negli anni seguenti Krishnammal e Jagannathan lavorarono in varie zone del Tamil Nadu per ottenere in dono terreni per i più poveri e promossero, in diverse occasioni, lotte nonviolente.

Il 26 dicembre del 1968 Krishnammal venne a sapere dai giornali che nel villaggio di Kilnvellamani, nell’attuale distretto di Nagapattinam, quarantaquattro donne e bambini Dalit “erano morti nel rogo di una capanna dove si erano rifugiati per sfuggire a una spedizione punitiva organizzata da alcuni proprietari terrieri del villaggio” (Coppo L. 2002, pag. 121). Il conflitto soggiacente alla tragedia era legato, anche in questo caso, alla disponibilità della terra per i Dalit poiché essi, non avendo lavoro, erano costretti a lavorare come braccianti per i grandi proprietari terrieri ricevendo un misero salario. Dopo un breve periodo, dunque, Krishnammal e Jagannathan decisero di spostarsi in quella zona per cercare di promuovere anche lì il dono ai senza-terra attraverso metodi nonviolenti. Nel 1971, dopo alcune difficoltà, i coniugi Jaganatthan, con l’aiuto di alcuni collaboratori, riuscirono a distribuire settantaquattro acri di terreno ad altrettante famiglie senza-terra. Nel 1972 Krishnammal e Jagannathan decisero di organizzare un satyagraha [lotta nonviolenta] nel villaggio di Valivalam, nell’attuale distretto di Nagapattinam. A Valivalam abitava un grande proprietario terriero che possedeva 1200 acri di terra e coltivava per sé la terra del tempio. Tale proprietario possedeva più terreni di quanto la legge permettesse. Inoltre i terreni del tempio dovevano essere dati, sempre per legge, in mezzadria ai senza-terra. Per fare rispettare queste norme i coniugi Jagannathan decisero di iniziare un satyagraha che si concretizzò nelle seguenti azioni: la coltivazione delle terre del tempio da parte dei senza-terra, il digiuno di Jagannathan per ottenere dal proprietario terriero parte del raccolto che i senza-terra avevano legittimamente coltivato, diverse marce di donne che intonavano canti religiosi all’interno del villaggio e intorno alla casa del proprietario terriero, una campagna di pressione verso i ministri del governo statale attraverso lettere e testimonianze dirette e, infine, l’occupazione popolare dei terreni a rischio re-impossessamento da parte del proprietario terriero (Coppo L. 2002; Guha R. 2008; Shanti A. M. 2005).
Dopo tre anni passati a lavorare nello Stato del Bihar, per i medesimi fini e con i medesimi mezzi, e dopo la prigionia di 18 mesi di Jagannathan i due coniugi ritornarono a Valivalam. Nel 1980 essi registrarono ufficialmente l’organizzazione formata dal nucleo di persone che avevano lavorato con loro negli anni precedenti sotto il nome di Land for Tillers’ Freedom (LAFTI).

Dopo il 1980 i coniugi Jagannathan lavorarono nella zona degli odierni distretti di Thiruvarur e Nagapattinam, cercando di ottenere terreni per i senza-terra in continuità con le loro precedenti attività. I metodi vennero ampliati, affiancando al satyagraha anche l’acquisto per ottenere terreni da redistribuire, richiedendo però prezzi ridotti. Il LAFTI lavorò soprattutto nel distretto di Nagapattinam per mettere in pratica l’idea gandhiana del Gram Swaraj (l’autosufficienza di villaggio) attraverso il raggiungimento di tre principali obiettivi: fare in modo che i terreni presenti all’interno del territorio del villaggio siano gestiti direttamente dalla comunità di villaggio, le attività manifatturiere siano svolte interamente all’interno dei villaggi e il potere decisionale ritorni nelle mani del Gram Sabha (anche chiamato Gram Panchayat) che è l’organo tradizionale di autogoverno di villaggio.

Più di recente, nel 1993, il LAFTI ha dato vita alla resistenza popolare nonviolenta contro l’allevamento di gamberetti, sviluppato da imprese indiane e multinazionali, nelle aree costiere del distretto di Nagapattinam (Colucci L. 2000; Coppo L. 2002; LAFTI 1997;
Shanti A. M. 2005). Questo tipo di allevamento ha prodotto molti danni, derivanti dall’inquinamento ambientale, all’agricoltura e alla pesca di quell’area (Supreme Court of India 1996). La resistenza popolare nonviolenta ha avuto la sua massima attività durante gli anni ’90 del secolo scorso, ottenendo una sentenza favorevole della Corte Suprema dell’India nel 1996, ed è andata scemando, dopo l’ottenimento della chiusura di alcuni allevamenti di gamberetti e il peggioramento delle condizioni di salute di Jagannathan, durante i primi anni del nuovo millennio. Le maggiori attività della resistenza popolare nonviolenta contro l’allevamento di gamberetti sono state: rilegittimazione e rinforzo dei Gram Sabha, formazione popolare alle tecniche nonviolente, conferenze, campi di lavoro, digiuno di massa, digiuno a staffetta, digiuno prolungato, diversi tipi di marce (di giovani, di pescatori, di persone intonanti canti religiosi, ecc…), sospensione dei lavori di scavo delle vasche per i gamberetti tramite interposizione popolare, occupazione popolare delle terre soggette ai lavori di scavo, pressione sui funzionari statali locali e sul governo centrale tramite varie strategie (petizioni popolari, colloqui dei leader, digiuno) e, infine, appello alla Corte Suprema dell’India (Colucci L. 2000; Coppo L. 2002; LAFTI 1997; Shanti A. M. 2005). Dopo aver nominato una commissione di esperti per valutare l’impatto ambientale nei sette Stati indiani coinvolti dagli allevamenti di gamberetti e dopo aver visionato i risultati dell’inchiesta condotta da tale commissione, la Corte Suprema dell’India ha decretato, l’11 dicembre 1996 tramite sentenza, la demolizione di tutti gli impianti di gamberetti estensivi, estensivi modificati, semi-intensivi ed intensivi presenti nelle aree costiere definite e regolate dalla Coastal Regulation Zone (CRZ) notification, 1991 […]. Tutto ciò, come ho potuto personalmente constatare, ha portato nella zona del distretto di Nagapattinam a una trasformazione dei rapporti sociali incisiva […] ”

E che la sua vita possa essere una luce per chi si è incamminato sulla strada della Nonviolenza.

Il Gemello Buono

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