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(if I can't dance, it's not my revolution)- racconti d'amore da terre resistenti
MORIREDEMOCRISTIANIMAGARI – VIAGGIO AL TERMINE DELLA NOTTE
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E come vorrei a volte che quella storia della reincarnazione funzionasse davvero.

Non ricordo precisamente se ci si può reincarnare solo in uomini e donne o anche in animali piante e smartphone al litio equo e solidale,  il punto è che sarebbe figo poter osservare di nuovo le miserie quotidiane di chi abbiamo lasciato ad arrabattarsi  per questo strano posto chiamato Italia.

Ora prendiamo un piccione .

Potrebbe essere anche un semplice piccione, appollaiato su un davanzale di  Botteghe Oscure a godersi lo spettacolo.

Togliatti piccione.

Chi l’avrebbe mai detto!

Chissà che faccia avrebbe fatto “il migliore” vedendo  Pierluigi Bersani, funzionaruccio dell’emilia rossa che fu, lutto vivente di un passato mai accaduto, che fa scegliere da un catalogo a Silvio Berlusconi, socialista della prima ora, malandrino, borghesuccio rozzo e arricchito, il futuro, graditissimo presidente della Repubblica Italiana.

E gli propone l’usato sicuro, un vecchio democristiano ottantenne.

E il piccione va di finestra in finestra osservando i passanti all’ingresso di Botteghe Oscure.

La tensione per la vicinanza a Massimo D’Alema, incute timore anche negli animali, non importa se reincarnazioni di vecchi politici, e la tensione muove lo stomaco. ( ce l’hanno i piccioni?)

Una scarica di sotto, comunque,  sul loden beige della senatrice Anna Finocchiaro,quella che litiga tramite dichiarazioni ai giornali col sindaco di Firenze perché lui, il sindaco , l’ha acusata di essere andata a fare la spesa all’ikea con la scorta con una dichiarazione rilasciata a canale 5, ma solo dopo aver finito l’intervista ad Amici sulla medesima rete. Lei è appena uscita dalla macchina di Stefano Fassina, il bolscevico, quello della difesa del diritto- a sbattere- le ciglia -dei metalmeccanici- per cui sta importunando la dirigenza del partito e non fa caso all’impermeabile sporcato.

Il piccione svolazza di finestra in finestra e sono vecchie facce quelle che vede, non tanto perché lui le ricordi tutte o le abbia conosciute, ma quanto per il cerimoniale, quello è un marchio di fabbrica che non si é abbandonato.

Sospiro di sollievo del piccione.

Le camicie , i patti scellerati,  le cravatte: il rituale.

Tutto é come lo aveva lasciato e alla fine dei conti non importa nemmeno più che Gentiloni sia seduto nella sedia di Longo e che qualche coglione abbia messo un ritratto di Kennedy al posto di quello di Gram..eh pardon Lenin, Gramsci non é che andasse proprio di moda ai tempi.

Insomma tutto sembra familiare.

C’é anche la Franca, la ragazzina che portava i cornetti ai dirigenti durante le interminabili, fumose assemblee notturne al terzo piano. Adesso è una vecchia signora con le gambe grosse, lei , Bersaniana convinta deve convivere con un marito grillino e una figlia di CasaPound. Il PCI fa male alla lunga, un po’ come le sigarette.

Ma quella “roba li ” di accordarsi per Marini al Quirinale, bypassando ogni qualsivoglia nome presentabile, nemmeno il piccione la capisce, e dire che lui di schifezze ne ha fatte di peggio.

Osservare questi piddini, questi simulacri del 900, questi -uno -nessuno centomila- è davvero sconcertante. Non é che il piccione dissenta su metodi e scelte, il fatto è che come si dice, non è proprio “il loro”.

E’ un po’ come guardare un centometrista goffo, un ladro rumoroso, un coro gospel brianzolo ad Harlem.

Hai quella sensazione di disagio e di imbarazzo che ti può far diventare rosso o venire voglia di giocherellare coi capelli se ce l’hai ancora.

Vedere gattonare i figliocci delle frattocchie sulle ceneri della terza repubblica,vederli giocare alla dialettica con settantenni in odore di Hammamet, per il piccione, è quasi più umiliante di dichiarare per 50 anni che la rivoluzione proletaria è possibile in Italia e il partito sta lavorando in quella direzione o che i carroarmati russi a Budapest sono buoni e quelli americani cattivi.

Quasi peggio.

Il piccione vorrebbe a questo punto rifugiarsi in Vaticano, ad ammirare la sagacia e la lungimiranza politica della Chiesa che ha saputo gattopardianamente, anche questa volta, soppravvivere a sé stessa. Ma almeno sopravvivere.

Lancia uno sguardo torvo alla porta di Botteghe Oscure , lo ha già fatto molte volte nelle visite serali che si concede quando abbandona Porta Portese dopo la cena scroccata al banco della verdura di Salvatore, ma mai come questa notte, si maledice.

Sputa disprezzo dai piccoli occhietti rossi e si prepara al decollo, via da quelle finestre, via dal Bolshoi della politica, dal cabaret dell’ignominia, dalle menzogne, delle promesse tradite, delle occasioni perse.

Il piccione vola via, disgustato dalla mediocrità con cui i nipotini di Stalin hanno riempito il vuoto lasciato dalla sconfitta dell’Unione Sovietica, vera ed ultima madre, prospettiva, sogno, utopia insanguinata,  terra promessa per i frankestein della bolognina.  Morendo democristiani.

Mezzi uomini e mezzi Veltroni.

Dievel

 

 

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