“Non sapeva cosa avrebbe voluto: capiva solo quant’era distante, lui come tutti, dal vivere come va vissuto quello che cercava di vivere”
( Italo Calvino)
Quando è passata quella stella ho chiuso gli occhi
serrato forte i pugni lungo i fianchi, ho serrato,
fatto silenzio e stavo bello fermo.
Non ho più aspettato arrivassero, e stavo li come
un granito: in piedi occhi chiusi,
pugni chiusi lungo i fianchi, avevo gia pianto
e non sapevo più quanti anni avevo,
argento e pietre preziose mi cadevano
sulla barba e sul grembiule nuovo che mamma
dovrà rassettare un’altra volta e
gli occhi mi bruciavano per il pianto e per
la stanchezza, le mie rughe, morbide ferite
si arrendevano alle mie piccole gambe sbucciate
nel cortile della casa abbandonata.
Volevo solo stessero tutti zitti come
faccio io quando non mi metto le
scarpe coi buchi, quelle che
quando le infilo mi portano laggiù,
fra i castagni dove sei scappato
sbattendo pure,la porta di fieno
che avevo lasciato aperta per te e
ho pregato che un giorno quando
vorrai parlare di nuovo le cercherai
quelle scarpe e non sarai costretto a
fare come faccio io
che chiudo gli occhi, guardo le stelle
e faccio silenzio,
silenzio, silenzio silenzio per
evitare di tirartele addosso.
Melquiades e Dièvel