RadioDog
(if I can't dance, it's not my revolution)- racconti d'amore da terre resistenti
RIDERE DI TE. Ai tempi dell’ ILVA.
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1441240_758346444181483_653160103_nTorino. 1980.
Luciano Lama risponde al telefono. Annuisce con la testa. Mette giù:
“Scriva Lei il testo dell’accordo”.
Cesare Romiti scrive e scrive e scrive finché 24.000 operai non escono piano piano dalla fabbrica, dalle telefonate di Luciano Lama, dalla stilografica di Cesare Romiti.
Nel frattempo il filosofo Luis Althusser parla con un giornalista della RAI.
“ Che vuol dire saper fare politica, per esempio?”  “Vuol dire essere cosciente del rapporto reale che esiste fra gli uomini che hanno delle idee sulla politica e gli altri.”
Luciano Lama, per questo ed altri  innumerevoli episodi quantomeno singolari, non venne mai ricordato con grande simpatia

 

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Bari. 2010
Niki Vendola non ha mai avuto il privilegio e l’onere/onore, di fare da maggiordomo per conto di Botteghe Oscure presso  un ufficio Fiat ma a differenza di Lama appare piuttosto a suo agio nell’affrontare i capi dell’azienda che comanda Taranto da mezzo secolo, “una realtà produttiva che non possiamo trascurare” dice agli amici.
Studio comparativo piuttosto interessante i due casi, se l’analisi delle circostanze storico-antropologico-ambientali non suggerissero nette differenze fra le due telefonate.
Al telefono Niki Vendola parla con i Riva, non con Botteghe Oscure come Lama, ed è a casa di amici, rilassato che beve un bicchiere di rosso forse, mica davanti a Romiti che gli fuma in faccia 23 Gauloises,in piedi, umiliato.  E soprattutto Lama non è Berlinguer, ma un sindacalista.
Non si vergogna Vendola di quello che dice al “Romiti” dei Riva.
Ride, scherza, ride, rassicura, ammansisce, trova il tempo per gerarchizzare la bontà degli iscritti ai sindacati “raccomandando” i suoi ragazzi della FIOM all’uomo di Riva, che a detta di Vendola sono i più “affidabili”, anche se non si capisce a fare cosa.
L’uomo dei Riva non sbuffa il fumo in faccia a Vendola, primo perché i due sono al telefono e secondo perché ha da poco letto una pubblicazione in cui si dice che “la tolleranza è innanzitutto carità” ed essere tolleranti comporta non sbuffare il fumo in faccia a qualcuno quando si è in difficoltà.
Il libro lo ha preso in prestito da un amico; lo legge dopo pranzo, per calmarsi e rabbonire la tachicardia che lo tormenta da anni e che potrebbe addormentare smettendo di bere il caffè, a cui non rinuncia nemmeno di sera.
[…] La tolleranza è sempre la “ragione del più forte”, è un segno della sovranità; è il buon viso della sovranità che, dalla sua altezza, fa capire all’altro: non sei insopportabile, ti lascio un posticino a casa mia, ma non dimenticarlo, sei a casa mia…”.
Esattamente. E poi il fumo fa male. E fa invecchiare la pelle. E Archinà alla sua pelle ci tiene.
Se quello che Vendola dice all’uomo dei padroni di Taranto non è penalmente rilevante per chi ascolta la telefonata che egli effettua in piena libertà, è però archetipo di una politica già non più “attività costituente” o intermediaria combattiva “fra gli uomini che hanno delle idee sulla politica e gli altri”, come ripete Althusser all’intervistatrice RAI,  ma cancro maligno in un corpo in decomposizione.
La telefonata è semplicemente volgare nulla di più. Volgarità pura.  Volgarità DOCG. La stessa invocata con mefitica perizia dal governatore, e dipinta sugli scudi dei suoi pretoriani quando ci si riferisce con sdegno alla pubblicazione sui quotidiani della suddetta telefonata.
Se è vero che nel 2013 dello scioglimento dei ghiacci della smartphonizzazione sentimentale,come soluzione allo strapotere del capitalismo ed alla contaminazione attiva e corrosiva del capitale in ciascun ambito della nostra vita,  possiamo ancora trasformare le teconologie da catene in protesi della nostra resistenza, della nostra rivolta ed umanità, , è nel lessico adoperato, nella nietzschiana rilassatezza  e nella successiva pubblica e sifilica captatio benevolentiae vendoliana, che individuiamo le protesi non di una resistenza ma di una resa volontaria e incondizionata che arriva senza ultimatum dalla parte “nemica”.
Una resa che non sfugge la solitudine.

Povero Lama.

 

DIéVEL

 

 

breve bibliografia
Luis Althusser, tratto dall’intervista RAI “La crisi del marxismo” – Roma, esterno giorno, giovedì 3 aprile 1980.
G. Borradori,  Decostruire il terrorismo, in, Filosofia del terrore. Dialoghi con Jurgen Habermas e Jacques Derrida, Laterza, Roma-Bari 2003.
Antonio Negri, L’Agire comune e i limiti del capitale, Intervento alla Universitaet der Kunst di Berlino, 25 ottobre 2013.

 

 

 

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