RadioDog
(if I can't dance, it's not my revolution)- racconti d'amore da terre resistenti
QUALCHE PENSIERO AD ALTA VOCE, IN DIREZIONE LAMPEDUSA
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Due settimane fa un ragazzo senegalese mi ha chiesto informazioni sui corsi, e poi avvicinandosi al mio orecchio, quasi colpevole di essere un essere umano, a bassa voce mi chiede:”ma servono i documenti per poter imparare l’italiano qui?”.

Non servono cazzo, è possibile che per poter essere devi avere?

Devi avere denaro, devi avere la casuale fortuna di sopravvivere e la disumana capacità di non arrenderti quando vedi un compagno morire, devi avere un permesso donatoti come una concessione per la tua pretesa di voler essere libero.

Per quell’assurda tua mania, uomo, di voler respirare l’odore del caffè il mattino e di poterti addormentare con il profumo di una donna nel letto.

La stessa donna che molti hanno salutato con un arrivederci e che ogni giorno di più, in un Cie, in un qualche carcere o nell’indifferenza di noi “bianchi appartenenti” si trasformava in un addio.

E’ la stessa donna baciata distrattamente da qualche profugo siriano, come se di quei baci ce ne potessero essere ancora, e ancora, prima che il cielo si illuminasse a morte in qualche inconcepibile disegno politico.

Ed è la stessa donna georgiana, Natia, che paga il prezzo di voler mandare i suoi figli all’università con la sofferenza, con la lontananza, con lo sguardo del figlio che fa finta di non riconoscerla quando con le lacrime a mezza gola cerca di farsi forte, laddove l’unica cosa che vorrebbe fare è abbracciarlo e stare con lui, vorrebbe che il suo essere un funzionario dell’università in Georgia non l’avesse portata a dover fare fatica a comprare il pane a fine mese.

Ho saputo che tra il Bangladesh e l’India c’è un muro di filo spinato a prevenzione di flussi migratori illegali che intrappola, ferisce e deglutisce.

Ahamad, bengalese di Dacca, viene da tre mesi alla scuola di italiano, è qui da quattro, era un farmacista, suo fratello gli ha detto che in Italia avrebbe trovato lavoro e avrebbe potuto continuare a studiare. Oggi vende le rose e mi sorride mentre insieme decliniamo i verbi al presente. Spero con tutto il cuore che un giorno non siano solo un mero esercizio grammaticale di vanità.

Resisto. Esisto. Prima persona singolare, presente indicativo.

Lampedusa, oggi per noi è una Terra di Resistenza, il cui dolore, le cui storie picchiano forte alla nostra coscienza, lacerandone il buon costume. Racchiude pezzi di esistenze che sono parte della nostra storia, e con le spalle esili rivolte verso l’Africa, ci guarda implodendo di rabbia e di umanità, sempre così dignitosa, ansante e contraddittoria.

Karla

 

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