RadioDog
(if I can't dance, it's not my revolution)- racconti d'amore da terre resistenti
Pina la Fola
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Dalin dalan j’è mort ün can

ün can anrabià: j’è mort ün frà,

ün frà picolin; j’è mort Majìn,

Majìn cutel, taja la testa al pi bel

 

Giuseppina detta Pina, a diciotto anni l’avevan maritata.

L’avevan maritata in primavera con le violette gialle che spuntavano, a un uomo gentile che le scriveva lettere d’amore.

 

Alle prime nevi di quello stesso anno Pina era già vedova, di nero vestita per le stradine in salita di Bagnolo.

 

Pina era figlia d’un matto. Era un uomo buono, che quando andava a far la spesa a Porta Palazzo comprava dodici polli tutti insieme, “E ades andua ii bütüma?”, penava la moglie.

 

Qualcuno dice che era di famiglia, ché così era diventata pazza.

 

 

Si era fatta di nuovo primavera, e Pina era diventata staffetta partigiana, di rosso vestita.

 

Pina la bella si concedeva nei fienili ai suoi compagni, cantava le canzoni della lotta e correva nelle valli sotto Barge.

 

Pina dava alla luce il bambino di un partigiano, che moriva pochi giorni dopo, ma “forse a l’è méj parej.”

 

Arrivano i tedeschi e Pina è messa al muro con i suoi compagni partigiani.

 

Pina la bella, Pina con il suo dolore di madre e di vedova, Pina la figlia d’un pazzo.

 

E’ giunta la fine, pensa. Ricorda le violette gialle di quando l’hanno sposata, la carta spessa delle lettere d’amore. Guarda i suoi compagni, i suoi amanti, la gente della guerra partigiana, della rivoluzione. Sorride. Il rosso del suo fazzoletto sporco di terra è l’ultima cosa che vedrà.

 

Fanno fuoco i fucili tedeschi, un gran rumore fa eco nelle valli cuneesi, s’alzano in volo gli uccelli, la morte è giunta, la fine è questa.

 

Ma Pina la bella rimane in piedi, contro il muro scrostato. Il sangue dei suoi compagni inizia a colare sulla terra scura. Riesce a sentire il silenzio della morte intorno. Sono morti tutti. Tutti tranne lei.

I fucili tedeschi l’hanno risparmiata.

 

E’ così bella, tremante, con il sole negli occhi, quasi un fiore, pensa il comandante. Se la porta via.

 

 

Mia nonna Margherita quand’era ragazza la portavano a trovare sua cugina Pina al manicomio.

Pina la matta, sposa a diciott’anni e vedova a diciannove.

Pina la staffetta partigiana, fucilata insieme ai suoi compagni.

Pina la bella, risparmiata dai tedeschi.

 

Ché nessuno sa cosa sia successo dopo, ma è diventata fola.

Pina 2

 

 

Mimma

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