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(if I can't dance, it's not my revolution)- racconti d'amore da terre resistenti
Syria on my mind
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Syrian refugees, dec 2014

(Syrian refugee, dec. 2014)

 

 

Vorrei stringere le tue mani tra le mie
e regalarti un sogno quieto,
uno qualsiasi,
che non sia pieno di fucili.

Vorrei raccogliere
tutte le tue lacrime
e irrigarci la terra,
che domani possa dare nuovi frutti
per quelli che coglieranno le dimensioni del tuo dolore.
Vorrei strappare un sorriso
dalle pieghe della tua pelle,
disegnata dalla sofferenza antica
di madre.

Vorrei essere un paio d’ali,
un bimbo che ti sorride,
una ragione per dimenticare la tua rabbia sconfitta
(e il sangue)
e il sangue che dipinge le tue notti.
Vorrei essere un piccolo porto,
o una canzone d’amore che ti sei dimenticata
(o che ti sei imposta di dimenticare?)
o ancora
un aroma che ti ricordi il viale di casa
che ora e’ solo un cumulo di cemento, amarezza e sogni naufragati.

Vorrei non usare il condizionale quando ti penso e ti vedo,
perciò
ti regalo solo la piccola certezza
che quando vorrai sognare ancora,
o lottare di nuovo,
o precipitare nell’abisso della rassegnazione
io sarò al tuo fianco
senza chiederti il perché.

Abu Butros

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