RadioDog
(if I can't dance, it's not my revolution)- racconti d'amore da terre resistenti
ACULLICU
Categories: Main

coca001a

La parola “festa” come la maggior parte dei termini del vocabolario italiano è di orgine latina. Il termine deriva da festum che in latino significa “ ricorrenza sacra”.
Non credo che i romani ascoltassero il reggaetton e perciò sono altrettanto sicuro che non avrebbero potuto nemmeno avvicinarsi da lontano alla comprensione della realta socio-politica americana. Nel 1961 si ballava già reggaetton? E poi che c’entra il reaggetton con una “ricorrenza sacra”?

C’entra.

Non so se si ballasse già reggaetton nel 1961. Ma fu un anno pieno di avvenimenti epocali. Il 12 aprile Juri Gagarin era il primo uomo nello spazio. Il 17 dello stesso anno gli Stati Uniti le buscavano alla Baia dei Porci e tornavano di corsa a Miami. Emingway a luglio si tira una fucilata e prima di diventare troppo vecchio raggiunge il mare .

Del 1961 è anche la Convenzione internazionale sulle droghe. Sudario sotto al quale dormono tuttora i contadini afghani , i mutilati colombiani, i bimbi messicani , quelli vietnamiti e cambogiani, oltre a un mucchio di persone dimenticate .

La Bolivia viene messa al bando dalla rispettabile comunità internazionale per una pratica ancestrale che viola le regole dei custodi della moralità e della legalità universale. La masticazione delle foglie di coca. Non è rilevante che gli Stati Uniti siano il primo paese consumatore di cocaina e che la raffinazione la facciano per la gran parte ancora gli amici colombiani che ricevono milioni di dollari ogni anno.

Non scriverò della DEA gringa che spara sui cocaleros mentre trasporta la blanca da El Paso ad Alberquerque. Non scriverò nemmeno delle proprietà della foglia sagrada, della medicina come la chiamano qui . Non scriverò nemmeno delle lotte dei campesinos per continuare a vivere. A sopravvivere e a non perdere la memoria per sostituirla con una coca. . .

. . .Cola.

Oggi 14 gennaio è un giorno di festa. Festum, ricorrenza sacra. La Bolivia è stata riammessa fra i buoni della comunità internazionale.

Quando esco di casa devo scendere dal taxi sudato dopo pochi metri.
I cocaleros arrivano da tutti i villaggi attorno a Cochabamba. I giornali della destra la sera scriveranno che 457.000 persone hanno marciato e occupato la città.

La festa però non prevede un concerto in piazza e qualche politicante che recita il mantra dell’orgoglio .

Sono travolto dalla marea colorata. Colorata non dalle bandiere della pace, degli artisti di strada e dei camion con le canzoni rispolverate due tre volte l’anno.
I colori sono quelli di ogni giorno.
Le donne vestite coi colori della bandiera dei popoli originari, come li chiamano qui; gli uomini e i bambini pure.

Guardo la marea muoversi, non camminano, corrono e corrono forte ognuno seguendo il compagno davanti. Ognuno la sua borsa di coca in mano .

Oggi si festeggia.

Oggi si occupa la città. Oggi si corre coi machete e con le bombette agghindate di foglie verdi. Oggi si mastica davanti a tutti e per tutto il giorno.

Oggi è acullicu.

Oggi che è festa vedo due donne aymarà, le bombette in testa le bocche colme di coca entrare nell’unico Sturbucks di Cochabamba con due rami di salice e tirare fuori di peso i dipendenti al grido di “ Tienen que estar col pueblo carajo”.

Vedo i dipendenti, indigeni anche loro, riluttanti seguire le due donne e tirare giù la serranda a metà, salutati dai razzi che una donna appena dietro di me spara in aria con una specie di pistola di segnalazione mentre suo figlio nella fascia impassibile osserva la scena.

La città è bloccata.

I cocaleros corrono. io corro.
e ho come una sensazione riassumibile in “ belin se questo è un festeggiamento quando si incazzano che succede? ”

Si corre e si urla e si canta. “ Che ci fa qua un q-hara*?” “ Sono un compagno prima che un q-hara” “ Beh allora facci una foto compagno, prendi i machete mi raccomando eh?”
“Bene compagno”.

SI urla “ LA COCA ES DEL PUEBLO. lOS YANKEES TIENEN MIEDO” .
Rido mentre urlo con loro. Non penso abbiano paura compagni è secoli che vi schiacciano los yankees. Ma nel momento in cui faccio questo pensiero mi arrivano i bassi del reggaetton sparato a tutto volume nel delirio di masticazioni, occupazioni corse, spari e urla.
Pompano i bassi e la gente balla mentre corre. Non so come sia possibile ma balla.

“Mueves las caderas!” mi urla Juancita.

Provo a muoverli i fianchi mentre corro, mastico, canto e cerco di non farmi schiacciare.

Acullicu.

masticare per darsi forza

Festum. Ricorrenza sacra.

Lotta.

Senza dimenticarsi di muovere i fianchi.

Melquiades

4 Comments to “ACULLICU”

  1. the Dog ha detto:

    grazie mario! Continua a seguirci se ti va!
    Un abbraccio resistente.

  2. mario ha detto:

    “la hoja de coca no es droga”. Cancha de Cochabamba, A.D. 2005.

  3. Tersite ha detto:

    Melquiades, ancora una domanda. Ma cosa ci faceva lì Fabio, di Fabio e Mingo, così mirabilmente immortalato nella foto?

  4. Tersite ha detto:

    Esimio Melquiades, la descrizione dell’evento è pregevole. Confesso di essere stato totalmente all’oscuro dell’evento. E penso non sarei stato assolutamente capace di correre e contemporaneamente muovere il bacino. Ma forse, con una opportuna masticazione …..